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Il Ministero della Marina Mercantile greca ha annunciato di voler recuperare la Sea Diamond, la nave da crociera di Louis Hellenic Cruise Lines lunga 143 metri e da 33.390 tonnellate di stazza lorda che affondò a Santorini dopo aver urtato una scogliera. Il relitto giace ad una profondità di 120 metri.
La collisione risale al 5 aprile 2007. Quel giorno la Sea Diamond navigava con a bordo 1.156 passeggeri più 391 membri di equipaggio quando urtò una scogliera vulcanica a est di Nea Kameni, all’interno della caldera dell’isola di Santorini. Nell’incidente persero la vita due passeggeri: un francese di 45 anni insieme alla sua figlia di 16, i cui corpi non furono mai ritrovati e che si presume siano annegati. Secondo quanto dichiarò la moglie, la quale riuscì invece a mettersi in salvo, la loro cabina al ponte 2 si riempì d’acqua quando la nave colpì le rocce.
I gravissimi danni subiti dallo scafo portarono all’affondamento della Sea Diamond 15 ore dopo l’impatto.
50 delle 450 tonnellate di combustibile della Sea Diamond furono sversate in mare. Alla compagnia venne comminata una sanzione di circa 1,2 milioni di euro, accusata di aver contaminato con sostanze inquinanti un’ampia area marina e vaste aree costiere. Un anello di contenimento circoscrive ancora oggi la zona del naufragio.
Secondo la versione del comandante, furono i forti venti a spingere la nave sugli scogli. Le condizioni climatiche vennero comunque definite “buone”, con vento forza cinque. Il comandante e altri cinque ufficiali furono incriminati per negligenza, violazione delle regole internazionali per la sicurezza in mare e inquinamento ambientale.
Comandante e compagnia insistettero sulla correttezza della rotta seguita dalla Sea Diamond per giungere a Santorini. Questo portò ad effettuare nuovi rilevamenti che individuarono effettivamente una significativa discrepanza tra la mappatura reale e le carte nautiche ufficiali, confermata anche dal Servizio Idrografico della Marina Greca. La secca risultava posizionata a 131 metri dalla costa e non a 57 metri come indicato sulle carte nautiche ufficiali, e la profondità dei fondali nell’area di 3,5-5 metri anziché 18-22 metri.
La decisione di rimuovere il relitto deriva dal fatto che la nave potrebbe ora rappresentare un pericolo per l’ambiente e per la navigazione. Si tratta di una svolta radicale, finora scartata per gli altissimi costi richiesti per il recupero, stimati alcuni anni fa in 150 milioni di euro e che nessuno era disposto ad accollarsi. Non sono stati resi noti i tempi entro cui si intende eseguire il recupero.
Fonti: Associated Press, InforMare
Foto: Wikiphilip at the English language Wikipedia
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