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Il refitting è al centro dell’attenzione. Non solo perché è un settore della nautica italiana in salute e in crescita (6% del fatturato del comparto nautico, circa 240 milioni di euro), ma anche perché gli armatori hanno capito che per allungare la vita e aumentare il valore di uno yacht, il rinnovamento tecnico ed estetico è il sistema migliore.
Il Cantiere Rossini, realtà internazionale che si occupa di refitting e assistenza a yacht e megayacht con base in Adriatico, a Pesaro, è quest’anno presente come espositore al Versilia Yachting Rendez-vous (VYR) a Viareggio dal 9 al 12 di maggio, terza edizione dell’evento di primavera dedicato all’alto di gamma della produzione nautica internazionale.
Alfonso Postorino, professionista dalla lunga esperienza nelle maggiori realtà della cantieristica italiana come Isa e Benetti, è alla guida del cantiere battezzato in onore di Gioacchino Rossini, compositore marchigiano eletto ambasciatore della bellezza italiana nel mondo. Spiega: «Siamo venuti come visitatori a entrambe le edizioni passate e abbiamo notato una notevole crescita tra la prima e la seconda. Il VYR ha un’impostazione che ci piace, crediamo fortemente che il periodo e la location possano essere un forte contributo alla crescita della manifestazione e ci interessa anche in prospettiva: vogliamo essere presenti anche negli anni a venire».
Cosa vi è piaciuto, da visitatori?
In particolar modo la cura e l’attenzione dell’allestimento degli stand da parte di Fiera Milano. L’appuntamento rappresenta innanzitutto una vetrina: noi siamo giovani e abbiamo soprattutto bisogno di farci conoscere. In secondo luogo il fine è incontrare potenziali clienti e altri operatori del settore. E non ci sembra di vedere collocazione migliore, a Viareggio siamo nel cuore dell’industria nautica italiana e mondiale.
Quali sono le vostre novità?
Da noi tutto è nuovo, non abbiamo ancora terminato i lavori al cantiere, per come sarà nella sua configurazione definitiva. Tuttavia non volevamo perdere la prima occasione per presentarci, è il primo salone in assoluto che affrontiamo.
Il vostro impegno è nel refitting, un aspetto dell’industria nautica meno appariscente della cantieristica,ma fondamentale nella vita di uno yacht.
Il refitting è molto importante nella vita di una barca, è tuttavia qualcosa che interessa lo yacht a distanza di tempo, non è un impegno con cadenza annuale, come invece accade per la normale manutenzione, di cui comunque ci occupiamo e che deve essere eseguita regolarmente. Noi abbiamo la struttura sia per la manutenzione sia per il refitting più importante, che sono due attività diverse, anche se complementari e per molti versi sovrapponibili.
Quali sono i momenti più tipici in cui uno yacht è sottoposto a refit?
A volte l’armatore, dopo qualche stagione, decide di cambiare qualcosa, che può essere un elemento estetico come la tappezzeria, oppure intervenire più tecnicamente per esempio facendo sostituire un impianto con uno più efficiente o anche per il cambio dei motori arrivati a fine ciclo di vita. Molto spesso anche dopo un acquisto, il nuovo proprietario decide di modificare la barca per adattarla alle proprie esigenze. Di base comunque su una
barca recente ci sono solo interventi cosmetici, su una datata sono anche interventi strutturali.
Quanto può essere profondo l’intervento, quanto si può modificare una barca?
Si può intervenire molto profondamente. Si possono prevedere anche interventi strutturali, si possono allungare le barche, modificare gli scafi, le poppe, i layout esterni. Il lavoro non ha limiti. C’è da dire, però, che azioni troppo drastiche, come le conversioni, per esempio, la trasformazione di una barca da lavoro in uno yacht, ci interessano poco.
Perché?
Perché possono non sempre essere operazioni sensate, in termini di funzionalità, anche se perfettamente riuscite dal punto di vista tecnico.
Come quella famosa battuta sui chirurghi:«operazione perfettamente riuscita, paziente morto»?
No, il paziente è vivo in questo caso, ma sin troppo sano! Per dirne solo una, quando sei su uno yacht ha poco senso portarsi dietro tutto quello scafo, che è invece necessario per una barca da lavoro. Non hai bisogno di tutta quella struttura, quegli spessori, per te è solo peso in più da portare in giro che significa maggiori costi di gestione.
C’è un trend nel refitting?
Ultimamente va molto di moda la beach area e quindi andiamo molto spesso a modificare la poppa.
Cosa vi contraddistingue?
Di sicuro la certificazione ISO 9001:2015 relativa alle attività di manutenzione e refitting di grandi yacht. Riceverla è stata una grande soddisfazione… non so quanti cantieri ne sono dotati. In più è un particolare motivo di orgoglio l’ente certificatore: il Lloyd’s Register Quality Assurance.
E da un punto di vista infrastrutturale?
Il nostro travel lift ha una portata di 560 tonnellate, è uno dei più grandi in Mediterraneo e quindi ci permette di presentarci come forse l’unico cantiere interamente dedicato al refitting sia in Italia, ma anche sulla costa croata.
E il management?
Siamo un’ottima squadra. Tutto il management dei Cantieri Rossini ha un’esperienza ventennale nello yachting.
Ma perché uno yacht dovrebbe venire fino a Pesaro per il refitting o l’assistenza?
Innanzitutto è naturale che uno yacht venga in Italia, specialmente se è stato costruito qui. I cantieri sono qui, le maestranze che hanno lavorato su quella barca, le competenze, i piani progettuali, le specifiche, sono tutte qua. Per me non è un problema trovare le piante originali di uno yacht varato 20 anni fa. Ho, personalmente e come azienda, una rete di contatti e frequentazioni professionali sia con i cantieri sia con le aziende appaltatrici che lo
hanno realizzato materialmente, che mi consente di attingere a tutte le informazioni o competenze che mi servono per lavorare nel miglior modo possibile su una specifica barca. Non so se questo è possibile anche per un cantiere, poniamo, spagnolo.
Ma magari in Spagna si sta meglio o è più vicina alle rotte usuali dello yacht…
La distanza è un non problema. Queste barche di cui parliamo sono fatte per navigare e navigano. Spesso si spostano tra Mediterraneo e Caraibi. Metterci qualche centinaio di miglia in più non cambia nulla, se il servizio che si trova è adeguato. Ed è per questo che noi pensiamo non solo alle barche.
Ovvero?
Cantiere Rossini non è soltanto un cantiere dove si eseguono i lavori, ma è un luogo dove gli equipaggi si troveranno sicuramente a loro agio. Fa parte della filosofia aziendale: realizzare un bel cantiere, un bel posto dove sia piacevole stare… la nostra banchina, ristrutturata di recente, fa invidia alle migliori marine del mondo.
Addirittura…
Certo, abbiamo del verde: palme, giardino verticale, non è solo funzionale, ma anche piacevole da vivere. Un equipaggio felice fa la barca felice…
Il benessere degli equipaggi è importante perché imbarcazioni di questo genere non vengono mai lasciate da sole. Per questo instauriamo un rapporto costante e piacevole con gli equipaggi… diventano parte del cantiere.
Fonte: Versilia Yachting
Foto: Versilia Yachting