
2 Marzo 2020

8 Maggio 2018

12 Ottobre 2018

2 Ottobre 2020

11 Marzo 2022
Il primo passo compiuto da Staluppi fu davvero inconsueto. Anziché rivolgersi ad un cantiere o ad un architetto per discutere del progetto, acquistò prima i motori a più alta potenza disponibili sul mercato, tre unità MTU da 3500 HP e tre idrogetti Kamewa, per poi cercare un architetto navale che progettasse la barca sulla quale installarli.
Tuttavia nessun architetto riteneva fattibile la richiesta di Staluppi. Solo Frank Mulder, un abile architetto navale dei Paesi Bassi, dopo sei settimane di calcoli richiamò il committente per dichiarare che il progetto era possibile. Ma solo un cantiere al mondo poteva essere in grado di accettare questa sfida: Heesen Yachts.
All’epoca Heesen Yachts era solo un piccolo e giovane cantiere navale, che doveva ancora affermarsi a livello internazionale. Ma il fondatore Frans Heesen aveva una fiducia assolutamente straordinaria verso il suo team, al punto tale da spingersi oltre, inserendo nel contratto una clausola penale legalmente vincolante che avrebbe liberato Staluppi dal pagamento se Octopussy non avesse raggiunto la velocità di 48 nodi al momento del varo. Inoltre, per ogni nodo sotto i 50 il cantiere avrebbe pagato a Staluppi una penale di 100.000 dollari, ed un bonus di 200.000 per ogni nodo in più. Per il cantiere era una sfida ad altissimo rischio. Se non avesse consegnato lo yacht a Staluppi si sarebbe profilata all’orizzonte la chiusura definitiva dell’azienda, mentre in caso di successo il cantiere si sarebbe guadagnato una altissima reputazione sulla scena mondiale.
Per questo progetto l’attenzione era tutta concentrata al controllo del peso complessivo. Furono selezionati i materiali più leggeri disponibili: alluminio per lo scafo e la sovrastruttura, pannelli di poliestere super sottili, pavimenti in multiplex, legno di balsa ed interni minimalisti firmati Art Line e Joachim Kinder Yacht Design.
© Heesen Yachts
Quando arrivò il momento del varo, Octopussy sorprendeva già a motori spenti. A distanza di oltre 30 anni, il suo design filante e futuristico è ancora contemporaneo. Ma la sorpresa più grande giunse quando furono spinti i tre motori MTU alla massima potenza: 50 nodi! Frans Heesen era sicuro che si potesse ancora migliorare quel risultato con alcuni accorgimenti, ed alla consegna dello yacht è stata rilevata la velocità massima di 53,17 nodi.
© Mulder Design
La scommessa era stata vinta: Octopussy era il superyacht più veloce del mondo, Staluppi ha realizzato il suo sogno e Heesen Yachts è diventato il celebre cantiere che conosciamo oggi.
La velocità di Octopussy è rimasta imbattuta fino al 1992. Poi la velocità non è stata più una priorità. Nei refit che sono seguiti è stato allungato lo scafo di circa 3 metri per creare un garage per il tender e lo spazio extra ha permesso di aggiungere una sala da pranzo circolare con vista panoramica e di ampliare il salone e la cucina. E’ stato aggiunto anche un sundeck con zona prendisole e vasca idromassaggio. Gli interni sono stati completamente stravolti. Il design minimalista high-tech originario ha lasciato posto a uno stile funky.
© Moran Yacht & Ship
Infine è stato cambiato anche il colore dello scafo, passando dal bianco al blu scuro.
Anche la propulsione è stata aggiornata, con due nuovi motori MTU da 4.000 HP e Voith Linear Jets, oltre a tre stabilizzatori Seakeeper e correttore di assetto di Humphree. Tutti questi interventi hanno drasticamente ridotto la velocità di almeno 20 nodi ma migliorato il comfort.
© Moran Yacht & Ship
Quello che non è mai cambiato, neanche con i passaggi di proprietà successivi, è il nome, rimasto ancora oggi Octopussy. Una scelta che deriva dalla grande passione di Staluppi per i film di 007. Tutti i suoi numerosi yacht portano o hanno portato nomi riconducibili alle produzioni cinematografiche della saga di James Bond. Anche se alcuni dei suoi superyacht successivi hanno raggiunto velocità ancora superiori, nessuno sarà mai speciale quanto Octopussy.